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LA FESTA DI S. CIPRIANO - FRA STORIA E TRADIZIONE

LA FESTA DI S. CIPRIANO
La sagra del Maggio


Gli anziani ricordano che la festa patronale di Oliveto Lucano, risalente a tempi remoti, ha subito numerosi cambiamenti, dovuti alla guerra, alle malattie e all’emigrazione; sempre, comunque, essa è stata legata alla sagra del Maggio. Fino al 1977 la festa di S. Cipriano era celebrata il 15 e il 16settembre, ricorrenza liturgica del Santo Patrono. Ma, per offrire la possibilità agli emigranti di partecipare a quest’importante ricorrenza, essa fu trasferita nei giorni 10-12 del mese di agosto.
La processione del Santo è preceduta dalla sagra del Maggio, cioè da quell’antico rito arboreo che consiste nella scelta di una pianta di agrifoglio, la Cima, da innestare su una pianta di cerro, il Maggio appunto, la più alta e la più dritta delle piante del bosco. Quest’innesto rappresenta una sorta di matrimonio e rievoca antichi riti pagani di fertilità. Se questo è il culmine della sagra del Maggio, numerosi sono i momenti che lo precedono. Innanzitutto il taglio ed il trasporto del cerro fuori dalla foresta usando coppie di buoi (i pareggh) messe a disposizione dai contadini per devozione, così almeno avveniva nel passato; oggi i trattori agricoli hanno sostituito i buoi. Nella vigilia della festa le donne preparano cibi tradizionali: scarpedd, casatedd, taralli, biscotti da offrire al momento dell’ingresso degli alberi nel paese. Si ricorda una donna, Donata Vetura, che girava per il paese a raccogliere salame, uova, pane, vino ed altro offerti dalla gente per il Maggio. Gli uomini, invece, soprattutto i giovani, s’avviano verso la foresta la sera prima del taglio della Cima in modo da trovarsi sul posto la mattina presto: così si divertono fino a tarda notte. Di buon mattino avviene il taglio della Cima, trasportata poi a spalla dai giovani cimaioli fino all’incontro con il Maggio. Arrivati a monte Croccia, in località Piano Torcigliano, si fa una sosta durante la quale si consuma insieme un pasto abbondante, prima di riprendere il canmmino verso il paese. Il percorso è tutto un susseguirsi di balli e canti al suono dell’organetto, fino all’arrivo nella piazza del paese dove si conclude la serata con il tradizionale ballo della Cima. Il giorno successivo gli artigiani procedono alla lavorazione e all’innesto della Cima sul Maggio, all’applicazione sulla Cima di targhette contrassegnate da un numero, abbinato a sua volta ad un premio (conigli, polli, colombi, capre...) che è consegnato a coloro che colpiscono il bersaglio durante lo sparo del Maggio. La pianta innestata viene eretta nel corso della processione il giorno della festa, alla presenza delle sacre immagini di S. Rocco e di S. Cipriano. Quest’operazione richiede grande sforzo da parte degli uomini, che s’avvalgono di una particolare leva di legno detta u ‘muancanidd, di corde, la più grossa delle quali è detta u’ nzart e di alcuni tronchi detti l'spont, tagliati negli stessi posti in cui è tagliato il Maggio. L’ultima operazione per assicurare stabilità al Maggio è l’aggiunta di massi alla base del tronco. Quando il Maggio è stato così innalzato, una persona molto abile lo scala per slegare le funi di sostegno, offrendo contemporaneamente uno spettacolo di agilità e di coraggio. La festa di S. Cipriano, soprattutto nel passato, era un evento che richiamava molti pellegrini anche da paesi confinanti: essi giungevano a piedi ad Oliveto portando sulla testa, in onore dei Santi, castelli di ceri votivi chiamati i’cent. La tradizione ha trasmesso varie leggende che sono a volte poco verosimili. Gli anziani ne ricordano una che mette in evidenza l’importanza della scelta delle piante da
usare per il Maggio. Si racconta, infatti, che nel 1954 venne scelta una fama (pianta femminile come la Cima) al posto di un cerro; il Santo sdegnato per questa scelta permise la caduta dell’intero Maggio. A quest’episodio sarebbero legati anche due fatti miracolosi: la mancanza di danni ai presenti per la caduta dell’albero e la sensazione di una bambina che affermò di aver visto sorridere il Santo. Questo balzo nel passato testimonia la grande devozione del popolo olivetese verso i propri Santi Protettori; un amore che è rimasto vivo e, speriamo, non verrà mai meno col passare degli anni.


da: "IL PONTE" - Assoc. Culturale "Raffaello Delle Nocche"

Autore: Isabella Rago

 

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